Quando mandare a scuola il mio bambino?

600 400 Percorsi per Crescere

Riproponiamo una lettera scritta da una mamma a Il Corriere dei Lettori.

Una mamma ci scrive:


Ho letto l’articolo “Un bambino nato il 2 gennaio”. In quanto è la stessa data di nascita del mio bimbo(2/1/13), ci sono tutte le considerazioni che stiamo facendo in questi giorni visto che stiamo pensando di iscriverlo a scuola il 15 settembre. Non abbiamo scuole Montessori per cui mi chiedo cosa sia fare: non vorremmo mandarlo alla scuola primaria con i bambini del 2012, per cui pensavamo di fare 4 anni di materna…come comportarsi? Cosa suggerisce il pensiero Montessori? 
Grazie dell’attenzione.

La mamma di questo piccolo di un anno e mezzo si preoccupa perché non c’è una scuola Montessori nella zona in cui abita e si chiede se convenga fermare suo figlio ancora un anno nella scuola d’infanzia, anziché i soli tre previsti, per ritardare l’ingresso alla primaria, vista con occhio negativo.

Anzitutto diciamo che in molti luoghi esistono altre scuole non Montessori dove in modo diverso si svolge un ottimo lavoro con i bambini. Si provi a leggere Il paese sbagliato di Mario Lodi (Einaudi) o La pedagogia dell’essenziale edito dal Comune di Ravenna per scoprire come per tante vie oggi si cerchi di uscire dal presente, pericoloso declino educativo. E questo vale sia per la scuola dell’infanzia sia per la primaria.

Non a caso nella nostra rivista Il quaderno Montessori non parliamo solo di Montessori: il confronto a nostro avviso giova sempre a tutti.

A parte la questione dei confini stabiliti dallo Stato per i diversi ordini di scuole, un bambino di 5/6 anni rischia di annoiarsi in un ambiente dove tutti sono più piccoli di lui. Un rinvio del genere può essere importante per un piccolo che abbia uno sviluppo più lento con difficoltà sensoriali, motorie o di apprendimento, ma per un bambino che cresce entro la norma davvero non è il caso. Come gli anticipi (cominciare in anticipo la scuola d’infanzia o la primaria, saltare in seguito la quinta classe), anche i rallentamenti sono rischiosi, artifici che gli adulti decidono sulla testa dei figli che in seguito ne pagano sempre le conseguenze. Al momento comunque perdono i compagni, evento spesso assai doloroso per loro.

Per fortuna questo figlio è ancora molto molto piccolino: chissà chi diventerà a 3 o a 5 anni. L’importante fare ora le cose giuste: “osservarlo nel suo vero mondo” dice ancora Tagore, “seguendolo dice Montessori, cioè non mettersi sempre davanti a lui per dirigere ogni suo passo. Cercare di rispondere in modo misurato alle sue richieste, dando però regole ferme (senza rabbia), mantenendo nel tempo abitudini regolari, perché possa riconoscere che i suoi genitori sono per lui una buona guida. “Con calma, con dolcezza, con pazienza” – diceva un papà – e senza cambiare e, se necessario, non di colpo e a caso. Dare il tempo di crescere, riconoscendo il suo tempo.