Colloquio con Rita Levi Montalcini: il coraggio di dire no se una cosa ripugna alla coscienza

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A cura di Lia De Pra Cavalleri

Abbiamo incontrato, nella sua abitazione romana, il Nobel ’86 per la Medicina. Questo pre­mio condiviso con il professor Stanley Cohen, riconosce il valore della scoperta del Nerve Growth Factor, cioè il fattore specifico di crescita delle cellule nervose”. Ricordiamo che il Premio Nobel viene attribuito annualmente, dal 1901, a coloro che hanno reso i maggiori servizi all’umanità nel campo della fisica, chimica, medicina o fisiologia, letteratura, o che si sono particolarmente distinti per favorire le relazioni amichevoli fra i popoli.
Nel corso dell’intervista (pubblicata integralmente dal quotidiano di Lugano “Libera Stampa” il 28/XI/1986) abbiamo parlato anche del Quaderno Montessori e dei giovani. Ecco le riflessioni di Rita Levi Montalcini.

Il primo pensiero per i giovani è questo: di affrontare con co­raggio e con la massima serietà la vita; di far valere la loro vo­lontà, nel tentativo, per adesso difficile, di fermare il pericolo dell’arma nucleare; ma soprattutto, di guardare alla vita con più serenità e coraggio.
lo son vissuta trent’anni negli Stati Uniti, un paese che amo moltissimo, tuttavia penso che si viva, in quel paese, con trop­pa ansia, con troppo desiderio di emergere, di successo.
Questo non è utile. Quindi il messaggio ai giovani è di vivere senza paura, di vivere coraggiosamente pensando agli altri e mai, mai a se stessi: si ha molta più ricompensa che se noi siamo preoccupati del nostro presente e del nostro futuro. La gioventù americana, anche viziata da un benessere eccessivo, è secondo me troppo tesa al successo; la gioventù europea meno, per fortuna. E io vorrei che i giovani imparassero a essere meno egocentrici, a cercare di realizzare al massimo le loro capacità intellettuali ma più ancora quelle nel campo etico-morale. Le capacità intellettuali senza quelle etiche per me non valgono niente. Pertanto vorrei che ci fosse un maggiore sforzo, una maggiore concentrazione sui valori veri della vita e meno concentrazione sulla propria autorealizzazione (cosa che distrugge la felicità della maggior parte del genere umano). La grande miseria e infelicità che vediamo non è tanto dovuta ai fatti estranei quanto alla preoccupazione del singolo individuo per il proprio presente ed il proprio futuro: gente che vuole avere più potere, più ricchezza e denaro, e che in fondo finisce per essere miserabile perché non avrà mai tutto quel che vuole.

l suoi studi hanno avuto per tema la conoscenza del cervello: possono aiutarci per vincere la violenza? l’istinto aggressivo?

Guardi, maggiore è la conoscenza che si può dare ai non conoscenti di come il nostro cervello molte volte opera contro noi stessi (attraverso l’emotività, l’isteria di massa) e meglio facciamo. Non sappiamo quanti raggiungeremo, cercando di spiegare i motivi dell’aggressività – come fece anche Primo Levi – e cioè il conformismo, l’accettazione degli ordini. L’individuo deve imparare a resistere agli ordini che vanno contro l’etica, contro i suoi principi; deve imparare a dir di no. Purtroppo quel che capitò in Germania fu perché troppi dissero di sì e accettarono supinamente gli ordini, come Peter Weiss scrisse molto bene in quel terribile libro, L’istruttoria. lo ritengo che uno dei mali che minaccia il mondo è il conformismo più che l’aggressività. Il giovane deve imparare sin dalla prima età a giudicare con la propria mente, a seguire dei principi etici e non degli ordini, da chiunque vengano, e cioè a ribellarsi a questa tendenza – che è molto umana – di seguire passivamente l’ordine, specie se viene da un’autorità. Purtroppo questa sottomissione all’autorità, prima paterna poi dei professori quindi del governo, è innata nell’organismo umano; viene accettata senza rendersi conto che alcune di queste autorità sono la causa delle nostre tragedie. La tragedia dei genocidi (il più grande, lo ricordiamo tutti troppo bene, è quello tedesco) deriva dalla passività. Non erano, come ha detto così bene Primo Levi, gente diversa da noi, erano gente come noi. Tuttavia si incamminarono sulla strada della viltà e della sottomissione, e da quella non c’è ritorno. Quindi si deve insegnare ai ragazzi, ai giovani, il coraggio, il liberarsi dall’egocentrismo, il non accettare ordini che vanno contro i principi morali.