Rispondere ai diritti naturali delle bambine e dei bambini

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Sul Quaderno n. 69, primavera 2001, lo avevamo già pubblicato, dopo averlo visto come manifesto trilingue (italiano, tedesco, ladino) per le scuole altoatesine, a cura del 3° Circolo delle Scuola Materne di Bolzano.

Oggi lo riportiamo, a memoria degli adulti troppo presi dai loro problemi per capire quanto stiamo derubando d’infanzia i nostri bambini, per rivedere quali risposte concrete potremmo dare a queste vitali esigenze infantili.

Quando si parla di “diritto”, in genere si sottintende l’esistenza di un rapporto di forza per poterlo realizzare. In realtà il bambino non ne dispone, non ha voce per chiedere l’attuazione di questi diritti basilari. Per tale motivo parliamo piuttosto di bisogni infantili e quindi di obbligo/dovere degli adulti a provvedere. “Bisogno” non è capricciosa richiesta, ma qualcosa di essenziale, di urgente che esige precisa attenzione.

Oggi il benessere fisico e psichico di bambini e ragazzi è minacciato da un’alimentazione troppo ricca e inquadrata e da una sedentarietà malamente compensata dal tanto propagandato sport, ma non meno a rischio è la loro salute mentale.

Rispondere ai bisogni essenziali di un bambino, di un ragazzo significa lavorare per un futuro di pace: di questo dobbiamo essere persuasi.

Esaminiamo ora alcune possibile risposte per piccoli e per grandi.

  1. il bisogno di ozio… Il tempo è il primo dono: quanto tempi siamo disposti a dare ogni settimana ai nostri figli e come impiegarlo con loro? Conviene stabilire a priori che siano uno o due al massimo i pomeriggio occupati in attività programmate. Favorire l’incontro con altri loro coetanei in piccolo gruppo, accogliendo anche compagni che abbiano meno occasioni di esperienze in esterno. Costruire in aquilone e corrergli dietro. Aiutarsi tra genitori per offrire esperienze valide e di rottura. Scovare e raggiungere posti godibili all’aria aperta. Promuovere inviti reciproci tra ragazzini in casa pur vigilando. Brevi viaggi in treno o in battello. Andare e vedere il mare d’inverno e la campagna nel pieno dell’estate… L’altra faccia di questa presenza preziosa accanto ai figli (che può durare, se offerta con intelligenza, fino alle soglie dell’adolescenza) è l’importanza di non occupare ogni tempo possibile: i figli hanno diritto di girellare, di stare sdraiati su un prato o su un divano a pensare, a raccontarsi storie (no, non sella TV, ma storie loro): il dolce far niente, quei tempi di vuoto che ravvivano il gusto di essere attivi senza che qualcuno sia lì pronto a rimproverare, a punzecchiare, a ricordare questo o quel dovere. Quale moralistico retaggio ci spinge a intervenire?
  2. Il bisogno di sporcarsi… Cercare luoghi naturali dove si possa stare a piedi nudi, a cercare pietre o argilla per modellare (come facevano gli umani primitivi). Mettere a disposizione materiali sporchevoli – acqua, terra, creta – per giocare di fantasia nel costruire, per edificare nel cortile della scuola (di pomeriggio?) con adulti che non dirigano, ma osservino e si mettano al servizio delle loro invenzioni. Allevare animali piccoli e grandi, curarli, tenerli puliti… Bisogno di dipingere per sé senza essere subito giudicati.
  3. il bisogno di odori… Scendere a piedi lungo un torrente/sdraiarsi sull’erba/su un sottobosco/giocare a “leggere” in modo fantastico le forme delle nuvole/riconoscere le tracce degli animali in un luogo o sulla riva di un laghetto. Per conoscere farsi aiutare da gente del luogo più che dai libri. Alla scoperta dei funghi e dei licheni, della diversità delle forme viventi e delle sue buone ragioni. Andare nella natura con tutti i sensi vigili. Coltivare erbe aromatiche e fiori profumati anche in vaso per piacere inesauribile che ci riserva in tal senso la varietà delle piante in ogni stagione. L’odore della stalla, del muschio, della corteccia umida…
  4. il bisogno di dialogare… Discutere e ascoltarsi, come si prendono le decisioni di comune accordo, come si può discutere senza litigare/come decidere arrivando a un accordo, senza votare rapidamente a maggioranza e minoranza. Questo è importante soprattutto per i piccoli gruppi: impariamo dai Quaccheri o Società degli Amici come pure dagli Amish, comunità non-violente della Pennsylvania, che discutono a lungo, ascoltandosi pazientemente gli uni con gli altri finché non raggiungono un accordo condiviso. Dopo aver costruito un patrimonio di esperienze comuni (perché non cadano negli stereotipi) si può proporre ai ragazzi stessi di programmare: che cosa vorreste fare nel tal giorno, nel tal luogo. Inventarsi un giornale in cui non si ripropongano le barzellette e le solite stupidaggini, ma temi di interesse comune in un linguaggio comprensibile e diretto, sostenendo le iniziative dei più giovani… Sperimentare in casa e a scuola che si può giocare per il piacere stesso del gioco e non per stabilire di continuo chi vince e chi perde, chi è più forte e chi resta escluso. Il dialogo calmo, alzando la mano per prendere la parola, diritto per il più giovane come per il più anziano dei presenti, è la strada migliore per arrivare a decisioni equanimi. Qui Korczak o Neill’ insegnano in modo straordinario.
  5. il bisogno di cominciare bene… Partiamo dall’allattamento materno, lungo almeno sei mesi: la migliore cura preventiva contro aterosclerosi e colesterolo in età matura. Organizzare incontri con dietologi illuminati per conoscere i meriti di una cucina semplice, priva di omogeneizzati, di latte a lunga conservazione, di merendine in plastica. Un’educatrice ha convinto i genitori a far dormire all’aperto nelle loro carrozzine i bambini più piccoli, ben coperti e in luogo riparato. Risultato? Drastica diminuzione di raffreddori e bronchiti! Far gustare ai più giovani il piacere di stare all’aria aperta piuttosto che al chiuso, il piacere di correre e di arrampicarsi/coltivare verdure commestibili dove appena sia possibile, (con fazzoletti di terra 2 m x 1 e persino nei vasi di un terrazzo si fanno miracoli, coltivando pomodorini e uva fragola!). Se c’è un orto, aggiungiamo qualche albero da frutta e sieri di bacche per la raccolta di frutti come ribes e lamponi. Cerchiamo luoghi di campagna dove si possano trovare frutti di stagione come more e mirtilli, nocciole e noci. Condividere con i bambini la logica dell’acquistare dai produttori, là dove è possibile, e del mangiare lento e sano. Meglio creare biscotti e pietanze casalinghe con i diretti interessati che dare loro dolci pubblicizzati in televisione. Meglio i chicchi di uva passa che le caramelle o una spremuta di arancia piuttosto che la bibita “a base di arancia” priva di vitamine e di zuccheri naturali.
  6. il bisogno di usare le mani. Comincia già nel primi tre anni: non pelouches, triciclo e pallone, ma gli oggetti semplici che può trovare in casa e usare modo suo. Come le donne non sanno più infilare un ago, cosi tanti uomini non sanno più usare in modo corretto la sega o un trapano: per secoli la divisione dei lavori per sessi ha mantenuto in vita arti e mestieri: cominciava da piccoli, guardando l’adulto in azione. Questo panorama oggi quasi del tutto scomparso, preserviamo dunque l’intelligenza delle mani. Andiamo alla ricerca di artigiani pazienti, di papà e nonni che possano insegnare l’uso dimenticato di utensili che danno il gusto di progettare e di costruire: una giornata in meno in attività sportive e invece un’esperienza del genere dona una forza mentale straordinaria (“L’ho fatto io, con le mie mani”). Ripescare oggetti di gioco della tradizione: una cassetta, semplicissima da costruire può diventare un letto di bambola, un contenitore di costruzioni o di matite, una zattera da far andare sul laghetto, la base per un carrettino… I segreti dei nodi e delle vele, del tessitore e del falegname contro la logica del già fatto. Scoprire il riciclaggio creativo (Re Mida). La meraviglia del fuoco: dove e come farlo, come custodirlo; cuocere patate o castagne sotto la cenere e la sera sedersi in cerchio intorno per contemplare in silenzio le faville e sentire il profumo della legna che arde… Almeno ogni tanto vale la pena di gustarlo!
  7. il bisogno di vivere la strada… Promuovere azioni nelle città piccole e grandi per preservare piste ciclabili, piazze senza auto in cui si possa giocare, giardini accoglienti come se ne vedono on tanti luoghi del mondo: il riconoscimento a bambini e a ragazzi del loro ruolo di cittadini pubblicizzato in varie regioni – perché non sia chiacchiera a vuoto – dovrebbe almeno portare a limitare gli spazi alle auto e agli automobilisti pigri per restituirli ai giochi dell’infanzia e a luoghi di incontro per gli adolescenti. Accade invece che piste ciclabili create da un’amministrazione illuminata vengano rimosse dalla successiva solo perché di segno politico contrario. E non ci sono solo i giovani: le mamme con bambini piccoli e gli anziani avrebbero diritto ogni tanto di attraversare in sicurezza a passi lenti, senza dover raddoppiare un percorso solo per favorire il rapido scorrimento delle auto.
  8. il bisogno del “selvaggio”… Altro impegno civile dovrebbe essere la preparazione di spazi verdi articolati, con montagnette, panchine, fontanelle (i bambini che corrono hanno spesso sete), angoli di boschetti e cespugli per giocare a nascondersi, alberi ad andamento quasi orizzontale e altri con rami robusti su cui arrampicarsi, casette sugli alberi, alberi cavi, siepi per separare e circoscrivere, canneti anche per fare fischietti (basta un coltellino!), magia di caverne e di anfratti misteriosi, ruscelli su cui sperimentare cose che galleggiano o che scappano via…
  9. il bisogno di silenzio
  10. il bisogno di sfumature. Questi due ultimi punti riguardano da un lato le soste nel fragore, nella musica continua, spesso assai scadente, l’uso scorretto di splendida musica classica o di canzoni struggenti ai fini della pubblicità, il parlare continuo e il dirigere perverso e onnipotente dell’adulto ogni azione infantile, ma soprattutto la contemplazione della natura, non necessariamente passiva: atteggiamento di ascolto e senso di meraviglia di cui i più giovani sono straordinari maestri. Già che ci siamo, non perdiamo il confronto tra lo splendore del sole e la luce della luna e delle stelle, giocando a riconoscere l’Orsa Maggiore e la Stella Polare, Cassiopea e i grandi astri del cielo estivo e, d’inverno, Orione, la più bella fra le costellazioni alle nostre latitudini. Non è astronomia, è sentirsi in sintonia con questi mondi lontani noi e loro, come le rocce o gli animali del mare, le formiche e i grandi mammiferi della savana, i serpenti e le farfalle siamo fatti tutti degli stessi atomi e spesso delle stesse molecole.

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