Fraintendimenti comuni in tema di Montessori

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Ecco la seconda ed ultima parte dedicata ai fraintendimenti comuni in tema di metodo Montessori.

Il metodo Montessori è una moda

Il crescente numero di scuole montessoriane, pubbliche e statali, in tutto il mondo, dimostra come sia ormai considerato un programma educativo di riferimento. Negli Stati Uniti stanno nascendo anche dei corsi di laurea destinati specificamente all’educazione Montessori (presso la Cleveland State University e presso la New York University).

Le classi Montessori sono strutturate in maniera troppo rigida

Sebbene sia compito dell’insegnante spiegare l’utilizzo specifico di ogni materiale e presentare le attività in un chiaro ordine progressivo, il bambino è libero di scegliere fra una vasta serie di attività, e di esplorare nuove possibilità e collegamenti.

Il metodo Montessori è contro la fantasia, e quindi soffoca la creatività

La libertà dell’ambiente incoraggia gli approcci creativi nella soluzione dei problemi. Così, se da un lato viene scoraggiata la finzione fantasiosa diretta dall’insegnante, dall’altro viene visto come sano e pieno di significato il gioco immaginativo, inventato dal bambino. Anche l’arte e la musica sono parti integranti del programma scolastico montessoriano.

 Le scuole Montessori spingono il bambino troppo avanti e troppo in fretta

L’idea centrale nella pedagogia Montessori è quella di permettere a ciascun bambino di crescere e apprendere secondo i propri ritmi individuali. Gli aneddoti miracolosi che parlano di bambini montessoriani molto più “avanti” rispetto a quanto ci si aspetterebbe per la loro età sono riferibili non tanto ad un’accelerazione artificiosa (che sarebbe solo dannosa), bensì alle infinite possibilità che si schiudono quando ai bambini viene permesso di studiare secondo i propri ritmi ed interessi, in un ambiente scientificamente preparato.

Il metodo Montessori è ormai fuori moda, superato

Anche se sono stati apportati degli opportuni cambiamenti al curriculum tradizionale (come, ad esempio, l’introduzione dei computer nello studio e le modifiche alle attività di vita pratica), atti a mantenerlo culturalmente rilevante e attuale, la pedagogia di base non è cambiata molto dai tempi della dott.ssa Maria Montessori. Ma, anche in questo senso, valutazioni e ricerche recenti sembrano confermare la fondatezza scientifica delle sue intuizioni.

Cos’è il metodo Montessori?

Si tratta dello stile educativo ideato agli inizi del secolo scorso da Maria Montessori, che fu, tra l’altro, la prima donna italiana nella storia a diventare medico. In realtà pare che questa definizione di ‘metodo’ non piacesse più di tanto alla sua ideatrice; probabilmente perchè suona come qualcosa di rigido ed imposto dall’alto, mentre il suo atteggiamento è sempre stato quello dell’osservatrice. La sua mente da scienziata seppe infatti osservare, con umile curiosità, il comportamento dei bambini in relazione alle più svariate condizioni ed alla presenza (o assenza) di stimoli nell’ambiente in cui si muovevano. In un primo momento entrò in relazione con i piccoli ricoverati psichiatrici e con i portatori di ritardo mentale e, solo successivamente, sviluppò il suo lavoro sugli altri bambini, partendo da quelli del quartiere popolare di San Lorenzo a Roma, dove nel 1907 sorse la prima Casa dei Bambini (termine con il quale vengono tuttora designate le scuole per l’infanzia montessoriane).

Gli ambienti

Ecco come Maria Montessori vedeva i principali ambienti scolastici, partendo dalla classe di lavoro, cioè l’aula:
«(…) nel nostro caso non è la cubatura che si considera, ammettendo la possibilità di tenere le finestre aperte e quindi rendendo superflua la misura dell’aria; ma è l’estensione che si considera; perciò oltre allo spazio che occupano tutti i bambini della classe, quando stanno seduti, deve esserci uno spazio vuoto altrettanto grande, affinché le cose e le persone abbiano la possibilità di spostarsi. (…) L’ambiente prende in considerazione più l’anima che il corpo. (…) L’interno (…) deve essere gaio e piacevole. Piccoli tavolini chiari, seggioline leggere, mensole, credenzette, vasi di fiori, quadri e statuine, tendine di vari colori, sono la cornice agli oggetti di uso pratico (…) Sarebbe bene costruire per ogni gruppo di bambini vere e proprie casette separate, con scale basse, piccole finestrelle il cui davanzale permettesse, a un bambino di tre anni seduto, di guardare al di fuori, con porte leggere e con semplici tende facili da spostare. (…) Oltre a ciò è bene tener presente l’utilità di avere, dove sia possibile, altri locali oltre la classe di lavoro; con piccole stanzette che servono da salottini di lettura e di riposo, la cucina, una stanza da pranzo, delle verande ed il giardino. Queste cose non sono essenziali, ma utili: poiché ci proponiamo di creare un ambiente di vita dei bambini, cioè di fondare il ‘mondo’ dei bambini, i quali fino ad oggi non furono ancora considerati come piccoli uomini che hanno bisogni più delicati e più importanti che non gli adulti.  (…) Il servizio da pranzo deve essere fatto in modo che ogni gruppo rimanga completamente separato dall’altro e provi il sentimento di essere in famiglia e non in un affollato restaurant. In quanto ai salottini, sta prevalendo l’idea di separare gli angoli della stanza a mezzo di pareti incomplete, aprendo piccole finestrelle adorne di fiori che guardano nella grande aula, e questa risulta in tal modo di forma ottagonale: forma più bella e raccolta di quel consueto rettangolo che ci accompagna dalla nascita alla morte (…)»

 

Tratto da Manuale di Pedagogia Scientifica – Maria Montessori, 1935