Favole: inventarle è il miglior modo per raccontarle

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Fin dalla più antica tradizione famigliare, raccontare favole è sempre stato un momento di condivisione e raccoglimento tra grandi e piccini. Il termine, deriva infatti dal latino “fabula” che significa “narrazione” riferito a fatti inventati, spesso di natura leggendaria o mitologica. Raccontare favole ai propri bambini significa catapultarli in mondi fantastici e meravigliosi, dove azioni straordinarie possono accadere. L’effetto favola è meraviglioso sui bambini, con esse riescono ad allontanare i pensieri negativi, tutto appare positivo ed ottimista, il piccolo sorride, si abbandona al relax, la tensione si affievolisce e, di conseguenza, si addormenta entrando in un mondo di sogni senza incubi.

Molte famiglie abbracciano il rito serale del racconto di storie, ma spesso vengono lette da libri o ispirate dalle più grandi fiabe conosciute, ciò le rende fredde ed impersonali ed il bambino potrebbe non riconoscersi in esse.

Inventare favole improntate sulle esperienze che vive il bambino, sulle sue paure e sui suoi punti di forza, è invece un ottimo sistema per permettere ai più piccoli di immedesimarsi e capire a fondo particolari situazioni e come affrontarle. In questi casi, l’attenzione del piccolo è maggiormente coinvolta, perché riconosce nelle circostanze inventate delle fiabe qualcosa di concreto, qualcosa della sua vita reale. Gli scenari sono famigliari, i personaggi vivono esperienze simili e provano le stesse emozioni, paure e angosce. La fiaba deve essere una reinvenzione della quotidianità del bambino; simile, ma non uguale e alcuni particolari o ambientazioni devono differire, altrimenti il bambino si sentirebbe troppo coinvolto e potrebbe scambiare la realtà con la fantasia. Sconveniente e difficilmente realizzabile sarebbe se un giorno il piccolo volesse recarsi a scuola in sella di un cattivissimo drago sputafuoco!

Anche se può sembrare impegnativo e complicato, inventare una fiaba ad hoc per il proprio bambino non è cosa così difficile. In ogni favola è sempre presente una linea guida, uno schema di narrazione comune composto da 3 parti, agile da seguire. Il primo punto dello schema si concentra con l’inizio della favola, nel quale va espresso un concetto sempre positivo e felice. Successivamente, nella parte centrale del racconto, capitano una serie di eventi che sconvolgono la vita dei personaggi, rompendo il clima di pace fino ad ora mantenuto. Caratteristica di questo step è il cambiamento, concretizzato in un viaggio o un incontro, che permette al protagonista di meditare sulla situazione e capire quale strada è meglio intraprendere per migliorare la sua situazione attuale. Nell’ultima parte viene spiegato come i protagonisti riescono con coraggio, educazione ed astuzia, a superare tutte le difficoltà che gli sono capitate e a ristabilire la condizione iniziale di calma. Nella parte che si accinge verso la conclusione ci si prepara per il lieto fine e la morale, che devono essere sempre presenti, altrimenti l’attenzione e l’aspettativa del piccolo verranno disattese, facendo dimenticare il racconto ascoltato.

Concludendo, la fiaba non ha solamente lo scopo di far affrontare determinate paure o situazioni al bambino, ma ha anche un elevato valore per l’accrescimento del rapporto genitore-figlio. Il bambino è tanto più attratto dal racconto, tanto più il narratore si impegna nell’inserimento di dettagli che risveglino il suo interesse, creando un mondo inventato che rifletta i suoi punti di riferimento, che possa offrigli un valido sostegno per affrontare tutte le difficoltà che tanto caratterizzano la sua più grande avventura: la crescita.

Tratto da: Metodomontessori.it