A proposito di educazione cosmica

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“Io faccio cosmica” “Ti piace cosmica?”
Sentire frasi del genere in una scuola Montessori fa davvero una pessima impressione. Una delle tante materie, come dire geometria o analisi logica. 

Parole sciupate
Molte parole oggi vengono sciupate dal modo sbrigativo di intervenire con i bambini. Se dico ad esempio: “Roberto e Matilde hanno l’incarico di…”, che glielo abbia assegnato io maestra o sia il risultato di una discussione in gruppo fa già la differenza. Se poi i due bambini si trovano a doverlo svolgere senza una presentazione, né un accompagnamento da parte dell’adulto, non potrei irritarmi con loro se agiscono in modo confuso, senza un vero senso di responsabilità.
Se chiedo ai bambini di parlare a voce contenuta o addirittura li guido in un’attività di silenzio ma poi io, l’adulto–guida, chiamo questo o quel bambino da lontano, intervengo a voce alta e irritata sottolineando il chiasso, faccio il contrario di ciò che chiedo fornendo ai bambini una moneta falsa che impedisce una visione onesta e coerente dei rapporti.
In questo senso, anche parlare di cosmica nel modo detto sopra è dare una moneta falsa.

Educazione cosmica come punto d’arrivo…
… è una complessa visione dei rapporti tra viventi e atmosfera, tra climi e fenomeni terrestri, correnti marine, vulcani attivi e molto altro ancora: un intreccio di forze che mantiene sul pianeta una rete di equilibri in cui ogni specie svolge un compito. Come? Con le caratteristiche corporee e di comportamento che distinguono i diversi gruppi di vegetali e animali, incluse le catene alimentari.
Questa presa di coscienza comincia sul piano affettivo e sensoriale nei primi tre anni di vita (in famiglia, ma anche nel Nido e nella Casa dei Bambini) per continuare nella primaria. Qui non mancano calcoli sui grandi numeri (macrocosmo e microcosmo), cognizioni geografiche, scritture e disegni, indagini in campo storico, ambientale, letterario…
Sul piano biologico possiamo offrire ai ragazzini mezzi opportuni – il più possibile concreti – per constatare come ogni vivente attui il proprio compito di adattamento per mangiare e cercare di non essere mangiato, obbedire alla legge della riproduzione curando la prole, contribuendo nel proprio habitat, piccolo o grande che sia, al mantenimento dell’equilibrio dell’intera biosfera. Tale compito concerne anche gli umani, che invece si sono sempre più allontanati dalla natura nel tentativo di dominarla, sfruttandone al massimo e avidamente le grandi ricchezze nascoste. La supernatura, creata dagli umani sulla biosfera, è diventata un mostro minaccioso che ignora del tutto il proprio compito cosmico (o planetario, per usare un termine meno suggestivo, ma forse più evidente).
Nelle nostre scuole non partiamo da simili constatazioni drammatiche, ma offriamo ai ragazzi (6-12 anni) la bellezza e l’armonia della biosfera, per costruire  partendo dal positivo e non il contrario. Il nostro obiettivo, non è quello di imbottire di nozioni, ma dare nella seconda infanzia un nuovo aiuto alla vita, come in parallelo e con proposte diverse si fa nella prima infanzia. Per i ragazzini scoprire di essere fatti degli stessi elementi, degli stessi atomi di cui sono fatti i corpi celesti è un’idea esaltante, di cui vogliono scoprire altre notizie e ulteriori certezze. Nella scuola primaria chiamiamo i settori di indagini con i vecchi nomi di  botanica, zoologia, ecologia, cartografia, ma non parliamo di cosmica, le cui piene consapevolezze saranno raggiunte più tardi alle soglie dell’adolescenza o poco oltre.

Ricerca: che cosa vuol dire?
Anche la parola ricerca diventa una moneta falsa se usata come un semplice copiare. Ricerca significa studio attraverso il confronto. Osservo un fenomeno – un cubetto di ghiaccio che si scioglie – lo descrivo,  ne traggo le mie conclusioni, le annoto. Semino sull’ovatta alcune lenticchie, su un piattino chicchi di grano: da questi crescono pianticelle con una sola foglia, dalle lenticchie pianticelle su due foglie. Perché tale differenza?
La ricerca è perseverare nel confronto, se mai annotando i nomi dei semi usati, i tempi di germinazione e i risultati finali. Se si tratta invece di paragonare più testi su un determinato argomento, dobbiamo sapere che tale compito è al di sopra delle forze di un bambino di 6-7 anni, il quale non riesce ancora a fare nemmeno un riassunto e rischia di copiare da un libro parole di cui non comprende a pieno il significato. E questa è di nuovo una sorta di inganno: la richiesta di uno sforzo immotivato e per nulla gratificante.

Dobbiamo sempre chiederci se un lavoro che proponiamo abbia senso per questo bambino o per quel ragazzo, se dia loro piacere e susciti entusiasmo o se lo eseguano per obbedire all’adulto. Perché in questo caso la paghiamo poi in eccitazione, disobbedienza, non ascolto, irritabilità, malessere e disamore per la conoscenza.

Grazia Honegger Fresco